Sballi Ravvicinati del Terzo Tipo

Sballi Ravvicinati del Terzo Tipo: Accordi

Intro:
SOL/RE          RE

SOL/RE          RE

SOL/RE
 E centomila occhi si voltarono
 
A guardare il cielo
         RE
Con un sospiro leggero
SOL/RE
 Da quella parte sì, e da quella parte che
                    RE
Sarebbero venuti, loro
SOL/RE
 L'aveva detto il vecchio pazzo
                      RE
Che abitava il monte
SOL/RE
 Nessuno aveva dubitato
                    RE
Delle sue parole
LA                     RE       LA
 ...Avevano bisogno di loro, di loro
                      RE
Sarebbero venuti in volo

SOL/RE
 E centomila cuori cominciarono
                    
A sondare il cielo
         RE
Con un sospiro leggero
SOL/RE
 Da quella parte sì, è da quella parte
                            RE
Che sarebbero venuti loro...
SOL/RE
 Non c'era che aspettare fino all'alba
                          RE
Con pazienza e rassegnazione
SOL/RE                        
 Avrebbero risolto tutto quanto loro
                         RE
Senza fare il minimo rumore
LA                     RE        LA
 ...Avevano bisogno di loro
                      RE
Sarebbero venuti in volo

SOL/RE
 E centomila mani cominciarono
                       RE
Ad alzarsi verso il cielo
SOL/RE
 Si stava già facendo giorno
                        RE
E non era arrivato nessuno
SOL/RE                             RE
 Non si poteva, più, aspettare invano
SOL/RE
 Qualcuno già diceva
                        RE
Che non esistevano nemmeno
LA                      RE      LA
  ...Dovevano fare da loro
                           RE
Fu allora che presero il volo

SOL/RE          RE          SOL/RE          RE

SOL/RE          RE          SOL/RE          RE

LA          RE          LA          RE

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Rock Italiano

Sballi Ravvicinati del Terzo Tipo è un brano scritto e inciso da Vasco Rossi, contenuto nell'album Non siamo mica gli americani! pubblicato nel 1979. Secondo lavoro in studio per il cantautore di Zocca, segna l'inizio del suo percorso "rock" discostandosi dal precedente "...Ma cosa vuoi che sia una canzone..." decisamente più folk. La canzone è la terza traccia dell'album, una ballata in cui il canto è quasi "recitato" ed il testo offre molti spunti di riflessione: la consapevolezza di essere semplicemente uomini, e soli.

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L'autore del post

Alberto Moneti

36 anni, polistrumentista: pianoforte, chitarra, batteria, clarinetto. Ha conseguito la licenza in teoria musicale e solfeggio presso il Conservatorio Cherubini di Firenze. Dal 1997 è organista presso la Basilica di Santa Maria del Sasso, a Bibbiena (AR).