Per questioni di tempo (musicale) e di leggibilità, le note in un pentagramma vengono raggruppate in successioni. Ciascuna di esse si chiama misura o battuta musicale ed è riconoscibile poichè delimitata da due righe verticali sul pentagramma che indicano l’inizio e la fine della battuta stessa (tale fine coincide con l’inizio della successiva).
Ciascuna battuta raggruppa lo stesso valore di note: la somma dei valori delle note dentro una battuta è la stessa per tutte le battute del pentagramma.

Questo valore totale non è casuale e può variare da uno spartito all’altro. Viene indicato da una frazione posta all’inizio dello spartito stesso e subito dopo la chiave musicale, che prende il nome di tempo.

Nell’esempio in figura qui sopra ciascuna battuta dovrà contenere un valore totale di 4/4. Tale valore può essere ottenuto in un’infinità di modi, ricordando i valori musicali di ciascuna nota (ma anche quelli delle pause):

  • Due minime
  • Quattro semiminime
  • Due semiminime + quattro crome
  • Eccetera.
 

L'autore del post

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Alberto Moneti
36 anni, polistrumentista: pianoforte, chitarra, batteria, clarinetto. Ha conseguito la licenza in teoria musicale e solfeggio presso il Conservatorio Cherubini di Firenze. Dal 1997 è organista presso la Basilica di Santa Maria del Sasso, a Bibbiena (AR).